Pagina:Iucunda sane (Roma 1904).djvu/17

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tanta perdita della eterna salute degli uomini e di tante rovine in fatto di religione che andiamo lamentando, e delle molte altre che temiamo ancora, se al male non si ponga rimedio. Si nega cioè ogni ordine seprannaturale, e però l’intervento divino nell’ordine della creazione e nel governo del mondo e la possibilità del miracolo; tolte le quali cose è necessario scuotere i fondamenti della religione cristiana. S’impugnano perfino gli argomenti, onde si dimostra l’esistenza di Dio, rifiutando con inaudita temerità e contro i primi principî della ragione la forza invincibile della prova, che dagli effetti ascende alla causa, che è Dio, e alla nozione dei suoi attributi infiniti. Imperocchè le invisibili cose di lui, dopo creato il mondo, per le cose fatte comprendendosi si veggono: anche l’eterna potenza e il divino essere di lui1. Resta quindi aperto l’adito ad altri errori gravissimi, egualmente ripugnanti alla retta ragione e perniciosi ai buoni costumi.


Di fatto la gratuita negazione del principio soprannaturale, propria della scienza di falso nome2, diviene il postulato di una critica storica egualmente falsa. Tutto ciò che si riferisce in qualsiasi modo all’ordine soprannaturale, perchè o gli appartiene, o lo costituisce, o lo presuppone, o perchè solo in esso trova la sua spiegazione, è cancellato senz’altro esame dalle pagine della

  1. Ad Rom. I, 20.
  2. 1 Tim. vi, 20.