Pagina:Jacopo da Varazze - Quattro leggende, Passigli, 1849.djvu/14

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quella della Natività di San Giovanni Battista, e quella finalmente della Invenzione della Croce.

Esse furono scritte originalmente in latino dal Beato Iacopo da Varagine de’ Frati Predicatori, lodato Arcivescovo di Genova; ma il traduttore nel recarle a volgare talora vi aggiunse qualche cosa del proprio, e spesso omise qui e qua a bella posta molti brani, quando più e quando men lunghi, e per fino intere faccie, spogliando così le Leggende di racconti poco credibili, o di citazioni inutili, o di certe divisioni e suddivisioni piene di scolasticume, che non avrebbero fatto che scemare il diletto delle pie persone, per le quali egli dovette essersi addossata questa fatica; se già non si volesse dire, lui avere avuto alle mani un qualche Leggendario accorciato, sapendo noi per certo, che un Bernardo Guidonis, ed altri, tolsero ad abbreviare la più parte delle Leggende scritte dal Varagine, affine di purgarle da molti fatti, che mal reggono ad una sana critica.

Il Codicetto da cui le ho tratte è in carta pecora, del secolo XIV, scritto in bellissimo carattere rotondo, e molto correttamente; ed è quel medesimo (come ne fa fede il riscontro degli esempi) che adoperarono gli Accademici della terza impressione, dove queste Leggende furono per la prima volta allegate, sopra un Testo a penna di Simon Berti, detto nell’Accademia lo Smunto, ora sotto il titolo speciale di ciascuna Leggenda (del che danno notizia gli Accademici nella Tavola delle abbreviature), ora sotto quello di Legg. SS. Pad. S. B., come si vede alla voce offensa, la quale appartiene alla Leggenda dello Spirito Santo: ora di Vit. S. Gio. Batt. S. B., come si ritrae dalle voci calzamento, casato, chiosa, e contendere, tutte spettanti alla Leggenda della Natività di S. Giovanni Battista; la quale è ben altra cosa dalla Vita, opera egualmente citata fino dalla


    de’ Panciatichi, nè era quello che si trovava alla Scansía V segnato col numero 7. Il Codice dello Smunto passò fino dal 1657 nella librería di Francesco Redi, ed ivi conservossi fino a che quella librería venne legata nel secolo scorso alla Laurenziana, dove conservasi al presente, e la sua lezione confronta a capello con quella del Vocabolario in tutti i luoghi indicati, come da emendarsi.