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nelle acque profonde 171


che cade si comporta come il corpo che cade, e così noi potremmo pensare a corpi che noi stessi avessimo lasciato cadere; noi saremmo tentati di interpretare tali ombre in termini meccanici.

Questo spiega la fisica meccanica dell’ultimo secolo; le ombre hanno suggerito ai nostri predecessori di pensare al comportamento di gelatine, di vortici, di ruote dentate, così che essi, scambiando le ombre con la sostanza, si sono sentiti davanti ad un universo di gelatina e di congegni meccanici. Noi adesso sappiamo che l’interpretazione era molto inadeguata: essa ha dimostrato di non poter spiegare i fenomeni più semplici, la propagazione d’un raggio luminoso, la composizione della radiazione, la caduta d’una mela, o la rotazione degli elettroni nell’atomo.

Il giuoco degli scacchi delle ombre, giocato dagli attori fuori, al sole, ci fa pensare al giuoco degli scacchi, che noi abbiamo giocato nella nostra caverna. Ora come allora noi possiamo riconoscere il movimento del cavallo, o osservare la torre che si muove contemporaneamente con re e regine, o discernere altri movimenti caratteristici così simili a quelli che siamo stati soliti fare in quel giuoco, che essi non possono essere attribuiti al caso. Noi non penseremo più della realtà esterna come d’una macchina; i dettagli di una sua operazione possono essere meccanici, ma l’essenza è una realtà del pensiero: noi riconosceremo i giocatori di scacchi fuori, al sole, come es-