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38 il nuovo mondo della fisica moderna


bene con considerevole minor successo, e così per la luce e la gravitazione, con nessun successo. Questa mancanza di successo non scosse minimamente la credenza che l’universo dovesse ammettere in ultima analisi una spiegazione puramente meccanica. Si sentì che solo sforzi più grandi fossero necessari, e tutta la natura inanimata, allo stato ultimo, si sarebbe rivelata come una macchina che funziona perfettamente.

E tutto questo ebbe un seguito nell’interpretazione della vita umana. Ogni estensione della legge di causalità e ogni successo della interpretazione meccanistica della natura, rendeva più difficile ammettere un libero arbitrio.

Se tutta la natura obbedisce alla legge di causalità, perchè dovrebbe esserne esente la vita? Da simili considerazioni sorsero le filosofie meccanicistiche del Sette e Ottocento, e la loro naturale reazione, la filosofia idealistica che successe loro. Sino al principio del secolo decimonono la vita era riguardata interamente al di fuori della natura inanimata e ciò non era in contrasto con le conoscenze scientifiche. Allora s’ebbe la scoperta che cellule viventi erano formate precisamente dagli stessi atomi chimici, costituenti della materia non vivente, e quindi che fossero, presumibilmente, governate da leggi naturali. Questo portò alla questione, come mai gli atomi particolari del nostro corpo e del nostro cervello dovessero essere formati, per es-