Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/167

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proposte fatte per le condizioni di napoli. 153

epidemìa come un fatto isolato. Le epidemìe coleriche fanno più spavento delle tifose, delle vaiolose e simili; ma si avvicinano tra di loro con ripetute ricorrenze, e lasciano tracce sempre più funeste. Anzi ad esse si aggiungono le endemìe miasmatiche, come osserviamo in quei siti della vecchia Napoli, ove si affolla sempre più una gente mal vestita e mal nutrita e pessimamente albergata tra il luridume, tra i ristagni delle acque di rifiuto, e tra la mal consigliata dispersione di sostanze escrementizie. Non vi è benignità di clima, non resistenza di costituzione fisica che possa trionfare di tante cause di malsania. Le ripetute recrudescenze delle epidemìe e delle endemìe ci mostrano evidentemente, che esse lasciano tracce sempre più funeste e si associano alle manifestazioni sempre più gravi della scrofola e del tubercolo e di tutte le malattie costituzionali che depauperano l’organismo.»

Anche l’Igiene pubblica della città di Napoli e le passate Amministrazioni, del dottor Luigi Romanelli, è libro importante:

«E noi fermandoci a preferenza su queste ultime parole che rivelano una verità incontrastabile, diciamo, che se l’interesse del Comune sotto il rapporto della sanità pubblica è supremo interesse della Provincia e dello Stato, la Provincia e lo Stato hanno il dovere santissimo di non trascurarlo abbandonandolo al Comune, che non sa, non vuole e non di rado non puote come dovrebbe occuparsene. Nè crediamo d’ingannarci su questo punto. Imperocchè se lo Stato ha il dovere di tutelare tutt’i diritti dei cittadini, non vi ha diritto più sacro di quello che riguarda