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ancora dei rimedii. | 225 |
che l’ignoranza di un solo suo membro torna dannosa a tutta la comunità; che come lo Stato ha diritto di sindacare tutto ciò che conduce alla prosperità ed all’incremento della Nazione e di promuovere l’igiene e la moralità, così spettagli anche il dovere di rendere l’istruzione accessibile ad ogni bambino e bambina, e di costringere i genitori, affinchè essi ne approfittino. John Stuart Mill additasi fra i più strenui avvocati dell’istruzione elementare, gratuita ed universale per l’Inghilterra, ed in questo accordavasi con J. B. Say, il maggior economista francese, e con M. Duruy e M. Emilio Delaveleye, i più sensati scrittori della Francia e del Belgio.
Contro la possente idea sorsero e Clero e Aristocrazia; d’onde una lotta tanto accanita, che un popolo indifferente in materia religiosa, come l’italiano, non può formarsene un concetto.
L’anno scorso, mentre a Roma si discuteva se una bella scuola fondata dalla compianta signora Gould, americana, dovesse passare in mano della grettissima setta dei Valdesi, oppure in altre mani, dalle quali sarebbersi ottenuti tutti i beneficii materiali e morali, ottenuti e sperati dalla fondatrice, sorse un settario a domandare:
«Che dottrina religiosa s’insegnerà a codesti bambini?»
A cui rispose T. A. Trollope:
«Per venticinque anni in Inghilterra si agitò tale questione. E frattanto i figli dei poveri rimasero presso i rigagnoli delle vie e nell’ignoranza, non avendo nessuno pensato a loro.»