Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/277

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ancora dei rimedii. 263

tengano loro e i figli, ma che li provvedano di denaro per giuoco e sampagnino. E le donne, ammaestrate dal prete a dover sottomettersi a tutte le potestà cominciando da quella di Dio e finendo con quella del marito, o viceversa, tacciono e lavorano. Vanno sempre alla Messa, e sperano una ricompensa delle pene sofferte quaggiù nel regno dei cieli. E intanto cresce una meschina figliuolanza, e ancora i preti non vogliono che la filantropia cittadina supplisca a’ suoi bisogni.

Da poco tempo in qua si è aperto un Asilo infantile con due maestre, gratuito per i poveri. Chi può, paga due lire al mese. I bambini dai tre ai sei anni vanno alle 9 ant. e ci stanno fino alle 5 pom. L’Asilo è stabilito in un bel palazzetto con sufficiente luogo scoperto per gli esercizii ginnastici. I signori del paese donano vino, paste, riso e fagiuoli, affinchè a mezzogiorno tutti mangino una buona minestra, ed è tanto buona, che i signori, che pagano cinque lire al mese, sono contenti che i loro figli se ne cibino.

Ebbene, il Circolo Cattolico e i preti insegnano ai poveri di non mandarvi i loro bambini, perchè andranno all’Inferno.

Alcuni, sedotti più dalla minestra presente che dalla mappa celeste, mandano i bimbi, e il Medico condotto m’assicura che questi furono ricostrutti fisicamente da non riconoscersi più, cotanto sono floridi e vispi e cingallegre. La città spende trentasettemila lire per l’istruzione, e le Scuole elementari hanno cinque classi. Ma si è permesso ai Cavanis (varietà della Compagnia di Gesù) di aprire Scuole elementari