Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/278

Da Wikisource.
264 parte quarta.

dette paterne, e costoro sono riusciti a portar via dalle Scuole comunali gran parte della scolaresca.

Però un recente divieto del Ministero obbligolli a chiudere le due classi inferiori, che essi nondimeno riapersero, ma che furono chiuse di nuovo con un secondo Decreto, e speriamo per sempre.1

L’influenza del Clero sul contadino e segnata mente sulle contadine manifestasi ancora più deleteria. Qui i braccianti guadagnano da 60 a 80 cent. al giorno, le donne da 40 a 50 cent. Nei giorni di pioggia, nessun guadagno; nei festivi, secondo il Calendario cattolico, i preti proibiscono che lavorino, e guai se lavorano! Adesso abbiamo passate appena le feste di Pasqua, tre feste di seguito. Un uomo che lavora per noi con moglie e tre figli, è venuto di soppiatto a lavorare qualche ora in queste feste e ha ricevuto un bel rimbrotto dai Frati d’un convento chiuso, ma, viceversa, aperto e rigoglioso.

E frati e preti per altro pigliansi da questa povera gente e frumento e frumentone, e noci, e qualche libbra di lino o di canape, e piccioni e polli; e magari dalle femmine all’insaputa dei mariti. E qui ancora raccolgono gli arcipreti e i preti la decima, il cinquantino, il quarantino. E così fieramente il terrore dell’Inferno tiranneggia le donne di servizio, massime le contadine, che nei giorni di magro anche quando devono sobbarcarsi alle fatiche del bucato o pulire il rame, si rifiutano ad ogni cibo non prescritto dalla Chiesa; e nei giorni di digiuno, quasi letteralmente

  1. Per Decreto più recente furono chiuse addirittura tutte le classi.