Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/141

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i suoi bei versi1, accennai pure al romanzo futuro che era appena, allora, una promessa. Ora il volume è uscito nella classica bianca veste battesimale dalla più solerte casa editrice d’Italia, ma ciò che è meglio, ha realizzato quasi interamente quello che ci si attendeva da lui.

Nella prima pagina, nell’atrio, troviamo l’autore fra un gruppo d’amici che ci mette in guardia contro questo «povero libro ineguale, scritto a diversi intervalli di tempo: la prima parte nella giovinezza che spera e sogna ancora, la seconda nella giovinezza che muove già alla quiete, donde non vengono più luci di speranze o di sogni.» «I critici, ci avverte ancora, lo troveranno troppo slegato e i dilettanti troppo semplice...» Ma noi gli sorrideremo e passeremo oltre senza dargli retta.

Sono quasi trecento pagine d’una colorita delicatezza, che si suggono dolcemente, si respirano, se ne resta intrisi. Tutto diafano e molle e suggestivo come in una notte plenilunare; tutto di una poetica tenuità di sogno, d’una semplicità malinconica di vita vera, seducente il nostro spirito col fascino dei libri pieni di pensiero, più sottile, più penetrante di quello dei libri pieni d’azione. In queste pagine, raccolte sotto il titolo simbolico e a parer mio non troppo esatto di «Stagno», si svolge la storia di un’anima troppo delicata che non trovando o non avendo la forza di cercare appoggi nell’amore, nell’arte, nell’amicizia, nel lavoro, si ripiega misera-

  1. Gli ha raccolti sotto il titolo: Il Convegno dei cipressi. (Milano, Chiesa e Guindani, 1895) e fecero già il giro dell’Italia meritatamente apprezzati e applauditi.

    N. d. A.