Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/175

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Vi è del refrigerio in questa luce, in questa atmosfera, in questa solitudine in cui non regna che l’inganno innocente del sogno, d’un blando sogno. E che gentilezza la ricerca di quell’isolamento assoluto per immergervi l’anima, che nel suo geloso pudor di ninfea vuol esser sola coi segreti del suo amore! Quanti fra i nostri poeti contemporanei ci hanno abituate a queste raffinatezze del sentimento?... Essi che non esitano a cantarci in un sol libro gli occhi ora azzurri ed ora neri e le chiome ora bionde e ora brune del loro ideale femminile che non si sa mai quale sia.... Udite ora, tolto dall’Agave americana, questo frammento purissimo che si ravviva, come un marmo al sole, di una dolorosa mestizia umana:

Fuggono le stagioni
Senza frutto nè fior per la straniera;
Quando vien primavera,
Ride il bosco felice
Di lei, ridono l’erbe
Tremole per lo scoglio, i fiorellini:
Primavera le dice:
«Perchè non ami? Io passo».
Triste in silenzio,
Ella spiega il pallor de le ricurve
Foglie sull’ermo sasso.

Non sentite voi un blando eco leopardiano?

La Leggitrice par scritta apposta per voi, signorine. Per questo ve la dico, sebbene non sia fra le mie predilette.

Entro piccol volume ella leggea,
Oro nè avorio il libro non avea;
Aveva i sogni dell’amor gentile,
Pitture del novembre e dell’aprile,