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Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/254

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Picchia. Ed ecco istoriati
A i penati
Tabernacoli ed a ’l rito:
Ecco tripodi ed altari,
Ecco rari
Fregi e vasi pe ’l convito.

Per sè il pover manuale
Fa uno strale
D’oro, e il lancia contro ’l sole:
Guarda come in alto ascenda
E risplenda,
Guarda e gode e più non vuole.


Oh così, così mie fanciulle, erano i bardi dell’età passata — così confidiamo che siano quelli dell’avvenire! Avete sentito che gagliardìa d’ispirazione e di tocco, che nitidezza di espressione — come il Carducci è padrone della lingua, del verso, della rima, come è poeta in essenza e artefice nella manifestazione? Oh sì, il rude artiero che doma la materia e col robusto braccio foggia cose sì gentili baciato dal sole levante è lui — ahimè, forse solo.

Il Carducci ha radicato e vigile l’amore della sua terra al cui pensiero fra il tempestar delle passioni spesso ricorre come a un ritornello blando e addormiente. Questo sonetto è una particella viva di cuore:

TRAVERSANDO LA MAREMMA PISANA.

Dolce paese, onde portai conforme
L’abito fiero e lo sdegnoso canto
E il petto ov’odio e amor mai non s’addorme.
Pur ti riveggo, e il cuor mi balza in tanto.

Ben riconosco in te le usate forme
Con gli occhi incerti tra ’l sorriso e il pianto,
E in quelle seguo de’ miei sogni l’orme
Erranti dietro il giovanile incanto.