Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/255

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Oh, quel che amai, quel che sognai, fu in vano;
E sempre corsi, e mai non giunsi il fine;
E dimani cadrò. Ma di lontano

Pace dicono a ’l cuor le tue colline
Con le nebbie sfumanti è il verde piano
Ridente ne le pioggie mattutine.

Eccovi, giovinette, una Mattinata tutta giovine, tutta rugiadosa. Mi piace trascriverla perchè è uno stupore di bellezza, poi perchè la mia anima ode insieme a quelle parole l’eco d’un’armonia e d’una voce ora mute per sempre....

Batte alla tua finestra, e dice, il sole:
Levati, bella, ch’è tempo d’amare.
Io ti reco i desir de le vïole
E gl’inni delle rose a ’l risvegliare.
Da ’l mio splendido regno a farti omaggio
Io ti meno valletti aprile e maggio
E il giovin anno che la fuga affrena
Su ’l fior de la tua vaga età serena.

Batte a la tua finestra, e dice, il vento:
Per monti e piani ho viaggiato tanto!
Sol uno de la terra oggi è il concento,
E de’ vivi e de’ morti un solo è il canto,
De’ nidi a i verdi boschi ecco il richiamo:
— Il tempo torna: amiamo, amiamo, amiamo —
E il sospir de le tombe rinfiorate:
— Il tempo passa: amate, amate, amate. —

Batte a ’l tuo cor, ch’è un bel giardino in fiore,
Il mio pensiero, e dice: Si può entrare?
Io sono un triste antico vïatore
E sono stanco e vorrei riposare,
Vorrei posar tra questi lieti mai
Un ben sognando che non fu ancor mai:
Vorrei posar in questa gioia pia
Sognando un bene che giammai non fia.