Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/59

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l’aria sgarbata, ma in certi riflessi più vivi, in certe ondulazioni più dolci, in qualche corolla bianca di margheritina, c’è già la promessa della primavera; come nello spesseggiare dei spiragli luminosi sotto le nere gallerie che forano le montagne, c’è la speranza dell’aperto, della liberazione. Ah! la luce! — pensano con un profondo sollievo i viaggiatori guardandosi in faccia. Ah! la vita! — sospirano gli umani, malinconici viaggiatori anch’essi, e ad ogni schiudersi annuale di gemme, è una sorpresa e un sorriso come dinanzi ad una inattesa concessione benigna del rigido Destino.

17 Marzo

Ho scoperto dei tesori in granaio. Uno sgabello imbottito di cuoio, una lucernina, una ròcca, un cofanetto e una cornice rococò. Ho trovato delle ragnatele, della polvere, dei topi, ma non ho indietreggiato; — avevo un coraggio veramente da esploratrice. Oh dolce e fine poesia dei granai, ben io tutta ti sento! La poesia dei tetti a grondaia e dell’accavallamento misterioso e pauroso di travi; la poesia delle finestrette a fior di terra, dalle quali si scopre un nuovo orizzonte, e le scalette pericolose che menano agli abbaini soleggiati, dal fascino strano, austero e selvaggio; e i vecchi quadri accatastati che vi guardano dalle pareti; visi o scene che l’ombra del fondo per sommergere come quella del Tempo; le scranne dei nostri vecchi, che vi lasciarono un po’ l’impronta della loro personalità, le seggioline alte che ci accolsero bimbi e che ci guardano con stupore come noi le guardiamo con meraviglia; e qualche vecchio strumento muto e