Pagina:Jolanda - Dal mio verziere, Cappelli, 1910.djvu/76

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E dopo aver richiesto dello spirito magno l’austero silente chiostro de’ Frari e i monti paterni e il cielo azzurro che ride e bacia la candida statua, continua:

Sei grande. E pure là da quel povero
marmo più forte mi chiama e i cantici
antichi mi chiede quel baldo
riso di giovine disfidante.

Che è che sfidi, divino giovane?
la pugna, il fato, l’irrompente impeto
dei mille contr’uno disfidi,
anima eroica: Pietro Calvi.

Poi con forza ed emozione crescenti — poichè pare che l’eroe tocchi più dell’artista il cuore e l’estro del bardo — egli scongiura che finchè il Piave scorra ingombro dei ruderi delle selve che diedero pini al vecchio S. Marco, e finchè il sole occiduo colori i monti delle Marmarole, sì che

rifulgan, palagio di sogni,
eliso di spiriti e di fate,

Suoni soave, suoni terribile,
ne i desideri da le memorie,
o Calvi, il tuo nome; e balzando
pallidi i giovini cerchin l’arme.

***

O gentili e trionfali figure del nostro Risorgimento, come siamo liete noi donne e fanciulle, noi giovani, di rintracciarvi rilucenti fra i versi magnifici, come i guerrieri eletti nel dantesco dolce aere luminoso! E pare davvero un personaggio dantesco questo giovane capitano

«biondo, diritto immobile,»