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Pleiade nuova.

I.

Elda Gianelli: «Riflessi»1

L’altra mattina — una mattina caliginosa di questo inverno musone — un fior di biancospino è piovuto nella mia stanza. Veniva di lontano, da un lembo estremo d’Italia sorriso dall’azzurro mare, veniva sull’aria umidiccia a portarmi una carezza di primavera.

Parlo di un volumetto; niveo, leggiadro, su cui riluce un gentil nome femminile non più nuovo, e un titolo (oh i titoli!) per delicatezza e per simbolo affascinante. Lo apersi, lo scorsi, e l’impressione di primavera rimase; il fior di biancospino mi donò tutto l’olezzo schietto della sua corolla silvana di un’amarezza velata di soavità. Così sono i versi di Elda Gianelli, nati dal dolore di un’anima ancor giovine; alimentati da una fresca vena di poesia abbondante qualche volta sino all’insofferenza dei limiti. Spesso la coppa trabocca. La causa è carina, non c’è che dire: è un petalo di rosa: pure, quando manca, i

  1. Pubblicato la prima volta nella Cordelia, giornale per le giovinette — anno XI.