Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/105

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viaggio al centro della terra 97

sto impassibile servitore; ascolta dunque ciò ch’io ti propongo.»

Incrociai le braccia guardando fisso in volto mio zio.

«La mancanza d’acqua, disse egli, è il solo ostacolo al compimento de’ miei disegni. In questa galleria dell’est, fatta di lave, di schisti, di carbon fossile, noi non abbiamo incontrato neppure una molecola liquida: è possibile che siamo più fortunati seguendo il tunnel dell’ovest.»

Scossi la testa in aria di profonda incredulità.

«Ascoltami fino alla fine, riprese il professore alzando la voce. Mentre tu giacevi qui senza movimento, io fui a riconoscere la conformazione di questa galleria. Essa s’interna direttamente nelle viscere del globo e in poche ore ci condurrà alla massa granitica; quivi dobbiamo incontrare sorgenti copiose. La natura della roccia così vuole; l’istinto è d’accordo colla logica per avvalorare la mia convinzione. Or ecco ciò che ho da proporti. Quando Colombo chiese tre giorni al suo equipaggio per trovare nuove terre, i suoi uomini malati, sbigottiti, acconsentirono tuttavia alla sua domanda, ed egli scoprì il nuovo mondo. Io, il Colombo delle regioni sotterranee, io ti domando un giorno solo, e se passato questo tempo non ho trovato l’acqua che ci manca, ritorneremo alla superficie della Terra.»

Non ostante la mia irritazione, fui commosso da tali parole a dallo sforzo che faceva mio zio per adoperare simile linguaggio.

«Ebbene, sclamai, sia fatto come desiderate e che Dio ricompensi la vostra sovrumana energia! Non ci rimangono più che poche ore per tentare la sorte. In cammino!»


XXII.

La discesa ricominciò stavolta nella nuova galleria. Hans camminava dinanzi secondo la sua abitudine, Non avevamo fatto cento passi, che il professore facendo scorrere la lampada lungo la muraglia, sclamava:

«Ecco i terreni primitivi! siamo sulla buona strada! camminiamo! camminiamo!»