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108 viaggio al centro della terra


Dopo la colazione, il professore volle consacrare qualche ora a porre in ordine le sue note quotidiane.

«Prima di tutto, diss’egli, farò dei calcoli per rilevare esattamente la nostra posizione. Voglio al mio ritorno tracciare una carta del nostro viaggio, una specie di sezione verticale del globo che darà il profilo della spedizione.

— Ciò sarà assai curioso; ma le vostre osservazioni saranno poi abbastanza precise?

— Si, ho notato con cura gli angoli e le discese; sono sicuro di non ingannarmi. Vediamo dapprima dove siamo; prendi la bussola ed osserva la direzione che indica.»

Guardai l’istrumento, e dopo attento esame, risposi:

«Est, quarto sud-est.

— Bene, disse il professore, notando l’osservazione e facendo rapidamente alcuni calcoli. Concludo da ciò che abbiamo percorso ottantacinque leghe dal nostro punto di partenza.

— Dunque viaggiamo sotto l’Atlantico?

— Perfettamente.

— E in questo momento una tempesta si scatena forse sulla nostra testa, e delle navi sono battute dai flutti e dall’uragano?

— Ciò è possibile, — E le balene vengono a battere colla loro coda le muraglie della nostra prigione?

— Sta tranquillo, Axel, che non riusciranno mai a rimuoverle. Ma ritorniamo ai nostri calcoli. Siamo al sud-est a ottantacinque leghe dalla base dello Sneffels, e secondo i miei calcoli precedenti stimo sedici leghe la profondità raggiunta.

— Sedici leghe! esclamai.

— Senza dubbio.

— Ma questo è l’estremo limite assegnato dalla scienza allo spessore della crosta terrestre.

— Non dico di no.

— E qui stando alla legge dell’accrescimento della temperatura dovrebbe esistere un calore di 1500°.

— «Dovrebbe» giovinotto mio.

— E tutto questo granito non potrebbe mantenersi allo stato solido e sarebbe tutto in fusione.

— Tu vedi che nulla di tutto ciò è vero, e che i fatti secondo la loro abitudine vengono a smentire le teoriche.

— Deggio convenirne, tuttavia ciò mi sbalordisce.