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130 viaggio al centro della terra

che da una scorza elastica soggetta a movimenti alternativi dall’alto e dal basso, in virtù delle leggi dell’attrazione; è probabile che sia avvenuto un crollamento di suolo e che una parte di terreno sedimentario sia stata trascinata in fondo agli abissi spalancati d’un subito.

— Così dev’essere. Ma se animali antidiluviani hanno vissuto in tali regioni sotterranee, chi ne dice che taluno di quei mostri non erri ancora in mezzo alle tetre foreste o dietro le roccie a picco?»

A quest’idea guardai non senza spavento nei vari punti dell’orizzonte, ma sulle roccie deserte non apparve creatura viva.

Ero un po’ stanco, ed andai a sedermi all’estremità di un promontorio ai piedi del quale i flutti si frangevano con rumore.

Di là il mio sguardo abbracciava tutta la baia, formata da una tacca della costa. In fondo, una specie di porto era scavato fra le roccie piramidali; le sue acque tranquille dormivano al riparo del vento; un brick e due o tre golette avrebbero potuto gettarvi le ancore comodamente.

Per poco io non m’aspettava di vedere qualche naviglio uscirne fuori a vele spiegate e prendere il largo spinto dalla brezza del sud. Ma siffatta illusione sparve ben presto. Noi eravamo pure le sole creature di quel mondo sotterraneo.

Quando il vento s’acquetava, un silenzio più profondo dei silenzi del deserto scendeva su quelle roccie aride, e pesava sulla superficie dell’oceano. Allora io spingeva l’occhio entro le brume lontane, tentando di stracciare il velo gettato sul fondo dell’orizzonte, e mille domande mi venivano alle labbra: dove finiva quel mare? dove conduceva? potremmo noi mai conoscerne le rive opposte?

Quanto a mio zio egli non ne dubitava punto. Io lo desiderava e lo temevo insieme.

Dopo un’ora passata a contemplare il meraviglioso spettacolo, riprendemmo il cammino della spiaggia per riguadagnare la grotta ove mi addormentai d’un profondo sonno popolato dai più bizzarri fantasmi.