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pterychtis, oltre a molti pesci appartenenti ad una famiglia spenta del pari, i dipteridi; di cui però mio zio non seppe riconoscere il genere. Tutti sono privi dell’organo della vista. La pesca insperata rinnova molto opportunamente le nostre vettovaglie.

La cosa pare dunque accertata; questo mare non contiene se non specie fossili, nelle quali i pesci, come i rettili, sono tanto più perfetti, quanto più antica è la loro creazione.

Forse incontreremo taluno di quei sauriani che la scienza ha saputo ricostruire con un frammento d’ossa o di cartilagine? Prendo il cannocchiale ed esamino il mare: è deserto. Certamente siamo ancora troppo vicini alle coste.

Guardo per aria. Perchè mai taluno di quegli uccelli ricostrutti dall’immortale Cuvier non fenderebbe colle ali i pesanti strati atmosferici? I pesci fornirebbero loro sufficiente nutrimento, Osservo nello spazio; ma l’aria è disabitata al pari delle rive.

Nondimeno la mia immaginazione mi trasporta nelle meravigliose ipotesi della paleontologia. Sogno ad occhi aperti, e mi pare di vedere alla superficie delle acque quegli enormi chersiti, quelle tartarughe antidiluviane, simili ad isole galleggianti; passano sulle spiagge rincupite i gran mammiferi delle prime età, il leptoterio, ritrovato nelle caverne del Brasile, il mericoterio, venuto dalle agghiacciate regioni della Siberia; più lungi il pachiderma lophiodono, tapiro gigantesco, si nasconde dietro le roccie, pronto a contendere la sua preda all’anoploterio, bizzarro animale che partecipa del rinoceronte, del cavallo, dell’ippopotamo e del cammello, come se il Creatore, frettoloso nelle prime ore del mondo, avesse molti animali riunito in uno solo. Il mastodonte gigantesco muove in giro la sua tromba e stritola colle zanne le roccie della spiaggia, mentre il megaterio inarcato colle enormi zampe fruga nella terra svegliando co’ suoi ruggiti l’eco di quei graniti sonori, Più su il protopiteco, la prima scimmia apparsa alla superficie del globo, si arrampica sulle ardue cime; e più su ancora, il pterodactylo dalla mano alata scivola come un grosso pipistrello sull’aria compressa; infine, negli ultimi strati, enormi uccelli, più poderosi del casoaro, più grandi dello struzzo, spiegando le loro larghe ali vanno a battere del capo contro la parete della vôlta granitica.

Tutto codesto mondo fossile rinasce nella mia imma-