Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/153

Da Wikisource.

viaggio al centro della terra 145

flessibile come quello del cigno, si rizza a trenta piedi fuor dei flutti.

Questi animali si assalgono con furia indescrivibile; sollevano montagne liquide che rifluiscono fino alla zattera; venti volte corriamo pericolo di essere capovolti.

Udiamo fischi d’una prodigiosa intensità; le due teste sono allacciate nè io posso distinguerle l’una dall’altra; convien tutto temere dalla rabbia del vincitore. Un’ora passa, ne passan due, e la lotta continua sempre accanita. I combattenti di quando in quando si accostano alla zattera e se ne allontanano. Noi ce ne stiamo immobili pronti a far fuoco.

D’improvviso l’ictiosauro e il plesiosauro spariscono scavando un vero maëlstrom nei flutti. Passano molti minuti; il combattimento sta egli per terminare nella profondità del mare? D’un tratto una testa enorme si slancia al di fuori, la testa del plesiosauro; il mostro è ferito mortalmente; io non vedo più il suo immane guscio. Solo l’immenso collo si rizza, si piega, si risolleva a si ricurva, sferza i flutti come uno scudiscio gigantesco e si contorce come un verme tagliato in due. L’acqua sprizza a distanza considerevole e ne accieca. Ma ben presto l’agonia del rettile tocca la fine, i suoi movimenti diminuiscono, le sue contorsioni si acquetano, ed il lungo tronco del serpente si stende come massa inerte sopra i flutti appianati.

Quanto all’ictiosauro, ha egli riguadagnato la sua caverna sottomarina o sta per riapparire alla superficie del mare?


XXXIV.

Mercoledì, 19 agosto. — Fortunatamente il vento, che soffia con forza, ci ha permesso d’involarci presto dal teatro della lotta. Hans è sempre al timone. Mio zio, tolto alle sue meditazioni dagli incidenti di quel combattimento, ricade nella sua impaziente contemplazione del mare.

Il viaggio ripiglia la sua monotona uniformità, che pure io non amo rompere a prezzo dei pericoli d’ieri.