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146 viaggio al centro della terra


Giovedì, 20 agosto. — Brezza nord-nord-est piuttosto ineguale: Temperatura calda. Camminiamo con una velocità di tre leghe e mezzo all’ora.

Verso mezzodì udiamo un rumore molto lontano. Noto qui il fatto senza poterne dare la spiegazione.

È un muggito continuo.

«C’è in lontananza, dice il professore, qualche scoglio o qualche isolotto contro il quale s’infrangono le onde.»

Hans si arrampica sulla cima dell’albero, ma non vede alcuno scoglio. L’oceano appare liscio fino alla linea dell’orizzonte.

Trascorrono tre ore: i muggiti sembrano prodotti da una cascata d’acqua lontana.

Faccio osservare la cosa a mio zio, il quale tentenna il capo. Ho tuttavia la certezza di non ingannarmi. Corriamo noi incontro a qualche cateratta che ci precipiterà nell’abisso? Che questa maniera di discendere piaccia al professore, poichè si accosta alla linea verticale, è cosa possibile; ma in quanto a me...

In ogni caso è certo che un fenomeno rumoroso deve prodursi a qualche lega in direzione del vento, poichè oramai i muggiti si fanno intendere con gran violenza: vengon essi dal cielo o dall’oceano?

Dirigo i miei sguardi verso i vapori sospesi nell’atmosfera e cerco di scrutarne la profondità. Il cielo è tranquillo. Le nuvole trasportate nel culmine della vôlta, sembrano immobili e si perdono nell’intensa irradiazione della luce; conviene adunque cercare altrove la causa di tale fenomeno.

Interrogo allora l’orizzonte chiaro e sgombro da ogni nebbia. Il suo aspetto non ha mutato. Ma se questo rumore deriva da una cascata, da una cateratta, se tutto l’oceano si precipita in un bacino inferiore, se i muggiti sono prodotti da una massa che cade, deve prodursi una corrente e la sua velocità crescente può darmi la misura del pericolo da cui siamo minacciati. Consulto la corrente. È nulla: una bottiglia vuota che io getto in mare rimane sotto vento.

Verso le quattro Hans si alza e s’arrampica fino all’estremità dell’albero; di lì il suo sguardo percorre l’arco di cerchio che l’oceano descrive dinanzi alla zattera e si arresta sopra un punto. La sua fisonomia non esprime meraviglia, ma l’occhio è divenuto fisso.

«Egli ha visto qualche cosa, dice lo zio.