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viaggio al centro della terra 149

Ciò contraddice singolarmente le teoriche del professore Lidenbrock, ed io non posso trattenermi dal farne l’osservazione.

«Ebbene cosa prova ciò contro la mia dottrina?

— Nulla, rispondo in tuono asciutto, vedendo che cozzo contro un’ostinazione assoluta.

Nondimeno devo confessare che noi siamo finora singolarmente favoriti e che, per una ragione che mi sfugge, questo viaggio si compie in condizioni di temperatura affatto speciali. Parmi per altro evidente che arriveremo un giorno o l’altro a quelle regioni in cui il calore centrale tocca i più alti limiti e passa tutte le gradazioni dei termometri.

Staremo a vedere. Quest’è il ritornello del professore, il quale dopo aver battezzato l’isola vulcanica col nome di suo nipote dà il segnale della partenza.

Io rimango durante alcuni minuti a contemplare ancora il geyser. Osservo che il suo getto è irregolare, e che diminuisce talvolta di intensità e prorompe poi con nuovo vigore. La qual cosa attribuisco alle variazioni di pressione dei vapori accumulati nel suo serbatoio.

Finalmente partiamo girando intorno alle roccie, appoggiando al sud, Hans ha approfittato del riposo per rimettere la zattera in buono stato.

Ma prima di staccarci dalla roccia, io faccio alcune osservazioni per calcolare la distanza percorsa e le noto nel mio giornale. Abbiamo percorso dugentosessanta leghe di mare, dal porto Graüben, e siamo a seicentoventi leghe dall’Islanda sotto l’Inghilterra.


XXXV.

Venerdì, 21 agosto. — Il magnifico geyser è scomparso. Il vento ha frescato e ci ha rapidamente allontanati all’isola Axel. I muggiti si sono estinti a poco a poco.

Il tempo, se è permesso di così esprimerci, muterà fra poco. L’atmosfera si fa grave di vapori che trasportano l’elettricità formata dall’evaporazione delle acque saline. Le nuvole si abbassano sensibilmente e si tingono unifor-