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8 viaggio al centro della terra

idiomi adoperati alla superficie del globo; ma infine ne sapeva la sua buona parte.

Egli stava dunque, innanzi a questa difficoltà, per abbandonarsi a tutto l’impeto della sua indole, ed io prevedeva una scena violenta, quando le due suonarono all’orologio dal camino.

In pari tempo la buona Marta apriva la porta del gabinetto dicendo:

«La zuppa è in tavola!

— Al diavolo la zuppa e chi l’ha fatta, e chi la mangerà.»

Marta scappò via; io le corsi dietro e senza saper come mi trovai seduto al mio posto solito nella stanza da pranzo.

Aspettai alcuni istanti. Il professore non venne. Era la prima volta, per quel ch’io ne sapessi, ch’egli mancava alla solennità del desinare. E qual desinare! Una zuppa al prezzemolo, una frittata col prosciutto, con sapore di acetosa e di noce moscata, una lombata con composta di prugne, e alle frutta gamberi in dolce, il tutto inaffiato da un vinello della Mosella.

Ecco ciò che un vecchio scartafaccio doveva costare a mio zio. Dal canto mio, in qualità di nipote affezionato, io mi credetti in obbligo di mangiare la sua parte e la mia, la qual cosa feci con tutta coscienza.

«Non ho mai visto nulla di simile! diceva la buona Marta servendo; il signor Lidenbrock che non è a tavola!

— È da non credere.

— È un presagio di qualche avvenimento grave!» aggiunse la vecchia serva tentennando il capo.

Secondo me, la cosa non presagiva altro fuorchè una scena spaventevole quando mio zio troverebbe il suo pranzo divorato.

Ero giunto al mio ultimo gambero quando una voce rimbombante mi strappò alla voluttà delle frutta. Non feci che un balzo solo dalla sala al gabinetto.

III.

«È evidentemente Runico, diceva il professore, aggrottando le sopracciglia. Ma c’è un segreto ed io lo scoprirò, altrimenti.....»