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viaggio al centro della terra 185

nel quale l’elettricità dovea avere una parte. Eppoi il calore eccessivo... l’acqua bollente... volli osservare la bussola.

Era impazzata.


XLIII.

Sì, impazzata! L’ago balzava da un polo all’altro con brusche scosse, percorreva tutti i punti del quadrante, e girava come se fosse stato colto da vertigine.

Sapevo benissimo che, secondo le teoriche più accettate, la scorza minerale del globo non è mai in uno stato di riposo assoluto. Le modificazioni cagionate dalla decomposizione delle materie interne, l’agitazione proveniente dalle grandi correnti liquide, l’azione del magnetismo, tutto ciò che tende incessantemente a commuoverla, anche quando gli esseri disseminati alla sua superficie non ne hanno sospetto. Questo fenomeno non mi avrebbe dunque spaventato o almeno non avrebbe fatto nascere nel mio spirito un’idea terribile.

Ma altri fatti, certi particolari sui generis, non poterono ingannarmi più lungamente, Le detonazioni si moltiplicavano con spaventevole intensità, nè io potei paragonarle che al rumore di un gran numero di carri trascinati rapidamente sul suolo. Era uno scroscio continuo di tuono.

Eppoi la bussola imbizzarrita, scossa dai fenomeni elettrici, mi confermava nella mia opinione. La scorza minerale minacciava di frangersi, le masse granitiche di ricongiungersi, l’abisso di colmarsi, e noi poveri atomi stavamo per essere schiacciati nella formidabile stretta.

«Zio, zio! esclamai, siamo perduti!

— Che cosa è questo nuovo terrore? mi rispose con una serenità ammirabile; che hai tu dunque?

— Che ho? osservate le muraglie che si agitano, queste masse che si muovono, questo calore torrido, quest’acqua che ribolle, questi vapori che si raddensa-no, e quest’ago pazzo! Tutti gli indizi d’un terremoto!»

Mio zio tentennò lentamente la testa.

«Un terremoto? diss’egli.