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184 viaggio al centro della terra

non avrei giammai dovuto lasciare. La casa di Königstrasse, la mia povera Graüben e la buona Marta mi passarono come visioni innanzi agli occhi, e nei murmuri lugubri che correvano attraverso la massa terrestre io credeva d’udire i rumori delle città della Terra.

Quanto a mio zio, sempre intento ai suoi negozi, colla torcia in mano esaminava attento la natura dei terreni, cercando di riconoscere la sua posizione dall’osservazione degli strati sovrapposti.

«Granito eruttivo, diceva egli; siamo ancora nell’epoca primitiva; ma noi saliamo, noi saliamo; chissà, chissà!»

Egli sperava sempre; tastava colla mano la parete verticale e alcuni istanti dopo ricominciava così:

«Ecco lo gneis, ecco i micaschisti! benissimo, presto avremo i terreni dell’epoca di transizione, ed allora...»

Che voleva dire il professore? poteva egli misurare lo spessore della scorza terrestre sospesa sul nostro capo? Possedeva egli un mezzo qualunque di fare codesto calcolo? No, chè il manometro gli mancava, e nessuna stima poteva supplirne l’uffizio.

Intanto la temperatura aumentava in forti proporzioni, ed io mi sentiva bagnato in mezzo ad un’atmosfera ardente.

Nè sapevo altrimenti paragonarla che al calore man-dato dai fornelli d’una fonderia nell’ora del getto. A poco a poco, Hans, mio zio ed io, avevamo dovuto spogliare i nostri abiti e i nostri panciotti. La menoma veste diveniva causa di malessere, per non dire di sofferenza.

«Risaliamo noi dunque verso un focolare incandescente? esclamai a un punto ove il calore raddoppiava.

— No, rispose mio zio, è impossibile, è impossibile.

— Tuttavia, dissi toccando la parete, questa mura-glia è ardente!»

Mentre pronunciavo tali parole, la mia mano sfiorò l’acqua e dovetti ritrarla rapidamente.

«L’acqua scotta!» esclamai.

Il professore stavolta non rispose che con un gesto di collera.

Allora, uno spavento invincibile s’impadronì del mio cervello e non lo lasciò più. Avevo il sentimento d’una prossima catastrofe, quale la più audace immaginazione non avrebbe potuto concepire. Alla luce pallida delle torcie osservai movimenti disordinati negli strati quarziarii; evidentemente stava per prodursi un fenomeno