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Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/22

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14 viaggio al centro della terra

del cuore. Ma per buona sorte il gran negozio del documento la vinse.

Sul punto di fare la sua esperienza capitale, gli occhi del professore Lidenbrock mandarono lampi attraverso gli occhiali e le sue dita tremarono quando riprese la vecchia pergamena. Era commosso. Infine tossì forte e con voce grave nominando successivamente la prima lettera, poi la seconda d’ogni parola, mi dettò la frase seguente:

mmessunkaSenrA.icefdoK.segnittamurin
ecertserrette,rotaivsadua,ednecsedsadne
lacartniiiluJsiratracSarbmutabileedmek
meretarcsilucoYsleffenSnI

Nel finire, lo confesso, io era commosso; queste lettere nominate ad una ad una non m’avevano dato alcun significato allo spirito; io m’aspettava dunque che il professore lasciasse uscire pomposamente dalle sue labbra una frase latina magnifica.

Ma chi avrebbe potuto prevederlo? un violento pugno scosse il tavolino; l’inchiostro si rovesciò, la penna mi balzò dalle mani.

«Non è questo, gridò mio zio, non c’è senso comune!»

Poi, attraversando il gabinetto come una palla da cannone, scendendo le scale come una valanga, egli si precipitò in Königstrasse e fuggì a tutte gambe.


IV.

«È partito? domandò Marta accorrendo al rumore della porta di strada che, violentemente richiusa, aveva scosso tutta la casa.

— Sì, risposi, proprio partito.

— E il suo pranzo? domandò la vecchierella.

— Non pranzerà.

— E la sua cena?

— Non cenerà.

— Come! disse Marta giungendo le mani.

— No, mia buona Marta, egli non mangerà più, nissuno più mangerà in tutta la casa. Mio zio Lidenbrock