Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/23

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viaggio al centro della terra 15

ci mette a dieta fino al momento in cui avrà decifrato un vecchio garbuglio assolutamente indecifrabile.

— Gesù! non ci rimane adunque più che morire di fame!»

Io non osava confessare che, avendo a fare con un uomo così cocciuto come mio zio, quest’era una sorte inevitabile.

La vecchia serva gravemente sbigottita ritornò in cucina gemendo.

Quando fui solo mi venne il pensiero di andare a dir tutto a Graüben; ma come lasciar la casa? Il professore poteva rientrare da un momento all’altro, e s’egli m’avesse chiamato? e se avesse voluto ricominciare questo lavoro logogrifico che si sarebbe invano proposto al vecchio Edipo? E se io non avessi risposto al suo appello, che mai sarebbe avvenuto?

Il partito più saggio era di rimanere.

Appunto un mineralogista di Besançon ci aveva mandato una collezione di geodi silicei che bisognava classificare.

Mi posi all’opera. Sceglievo, appiccicavo i cartellini, disponevo nella loro vetrina tutte queste pietre vuote, dentro le quali si agitavano piccoli cristalli.

Ma questa occupazione non mi assorbiva tutto. La faccenda del vecchio documento mi preoccupava stranamente; la mia testa ribolliva e mi sentivo in preda ad una vaga inquietudine; presentivo una catastrofe vicina.

Da lì a un’ora i miei geodi erano schierati con ordine. Mi lasciai allora cadere nel gran seggiolone di Utrecht, colle braccia dondolanti e la testa riversa. Accesi la mia pipa a lunga canna ricurva, il cui fornello scolpito rappresentava una najade indolentemente sdraiata e seguii collo sguardo il progresso della carbonizzazione che della mia najade faceva a poco a poco una negra compita. Di tratto in tratto ascoltavo se risuonassero passi su per le scale. Nulla. Dove poteva essere mio zio in quel momento? Lo vidi colla mente correre sotto i begli alberi della strada di Altona, gesticolare, battere il muro col bastone, flagellare le erbe decapitando i cardi e turbando nel loro riposo le cicogne solitarie.

Ritornerebbe egli trionfante o scoraggiato? Chi dei due la vincerebbe, egli sul segreto o il segreto su lui? Io m’interrogava così, e sbadatamente presi fra le dita il foglio di carta sul quale si schierava l’incomprensibile