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Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/38

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30 viaggio al centro della terra


Ma guardandomi, Graüben vide il mio aspetto inquieto e stravolto.

«Che cos’hai? mi disse porgendomi la mano.

— Che cosa ho, Graüben!» esclamai.

In due secondi ed in tre frasi la mia bella Virlandese era al fatto della situazione. Per alcuni istanti ella si tenne silenziosa. Il suo cuore palpitava d’accordo col mio? Non lo so; so che la sua mano non tremava nella mia. Faremmo un centinaio di passi senza dir parola.

«Axel, mi disse finalmente.

— Mia cara Graüben!

— Sarà un bel viaggio!»

Balzai a queste parole.

«Sì, Axel, un viaggio degno del nipote d’uno scienziato. È bene che un uomo si segnali con qualche grande intrapresa.

— Che! Graüben; tu non mi distogli dal tentare simile spedizione?

— No, caro Axel, al contrario, io vi accompagnerei volentieri se una fanciulla non dovesse riuscire per voi d’imbarazzo.

— Dici il vero?

— Dico il vero.»

Oh donne, fanciulle, cuori femminili, incomprensibili sempre! Quando voi non siete i più timidi degli esseri, siete le più coraggiose! La ragione non può nulla sopra di voi. Come mai quella fanciulla m’incoraggiava a prender parte a simile spedizione? come mai non temeva di tentare l’avventura con noi! Essa mi vi spingeva eppure mi amava!

Io era sconcertato e, perchè non dirlo, vergognoso.

«Graüben, ripigliai, vedremo se domani tu parlerai alla stessa maniera.

— Domani, caro Axel, parlerò come oggi.»

Graüben ed io, tenendoci per mano, ma serbando un profondo silenzio, continuammo il cammino. Io era affranto dalle commozioni della giornata.

«Dopo tutto, pensai, le calende di luglio sono molto lontane, e prima di quel tempo avverranno molte cose capaci di guarire mio zio dalla sua manìa di viaggiare sotterra.»

La notte era discesa, quando arrivammo alla casa di Königstrasse. Credevo di trovare l’abitazione tranquilla, mio zio coricato, secondo la sua abitudine, e la buona