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viaggio al centro della terra 43


— Quand’è così, durante questo tempo, io visiterò il paese. Non farete voi altrettanto?

— Oh! ciò m’interessa mediocremente. Ciò che vi ha di curioso in questa terra d’Islanda non è già al disopra ma al disotto.»

Uscii ed errai a caso.

Smarrirsi nelle due vie di Reykjawik non sarebbe stato facile, Però io non fui obbligato a domandare la mia strada, cosa che nella lingua del gesti espone a molti errori.

La città si stende sopra un suolo basso e paludoso fra due colline; un immenso canale di lave la copre da un lato e discende per dolci declivi verso il mare. Dall’altra parte si stende la vasta baia di Faxa limitata al nord dall’enorme ghiacciaio dello Sneffels, e nella quale la sola Valkyrie era in questo momento ancorata. Di solito le navi inglesi e francesi che invigilano le pesche se ne stanno al largo, ma esse erano allora di servizio sulle coste orientali dell’isola.

La più lunga delle due strade di Reykjawik è parallela alla spiaggia; quivi abitano i mercanti e i negozianti in capanne di legno fatte di travi rosse disposte orizzontalmente; l’altra strada situata più all’ovest corre verso un laghetto fra le case del vescovo e delle altre persone estranee al commercio. Io ebbi ben presto misurato queste vie tristi e monotone: intravedevo a volte una zolla scolorita, simile ad un vecchio tappeto di lana consumato dall’uso, o alcun simulacro di verziere i cui rari legumi, patate, cavoli e lattughe avrebbero fatto una brava figura sopra una mensa lilliputiana. Alcune viole malaticcie s’ingegnavano di bevere alcuni raggi di sole.

Verso il mezzo della strada non commerciale, trovai il cimitero pubblico, ricinto da un muro di terra, nel quale non mancava certo il posto. Poi in pochi passi giunsi alla casa del governatore, una topaia al paragone del palazzo civico di Amburgo, un palazzo appetto alle capanne della popolazione islandese.

Fra il laghetto e la città sorgeva la chiesa, fabbricata secondo il gusto protestante, di pietre calcinate, di cui i vulcani fanno le spese di estrazione. Coi grandi venti di ovest il suo tetto di tegole russe doveva evidentemente disperdersi nell’aria con gran danno dei fedeli.

Sur un’eminenza vicina vidi la scuola nazionale dove,