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44 viaggio al centro della terra

come seppi più tardi dal nostro ospite, s’insegnava l’ebraico, l’inglese, il francese e il danese, quattro lingue di cui a mia vergogna non conoscevo sillaba. Sarei stato l’ultimo dei quaranta allievi di questo piccolo collegio e indegno di dormire con essi in certi armadi a due scompartimenti dove allievi più delicati morrebbero soffocati nella prima notte.

In tre ore ebbi visitato non solo la città, ma anche i suoi dintorni, L’aspetto ne era singolarmente triste. Non alberi, e per così dire, non vegetazione di sorta; da per tutto le creste vive delle roccie vulcaniche. Le capanne degl’Islandesi sono fatte di terra e di torba, ed i loro muri piegano innanzi; hanno l’aria di tetti collocati sul terreno; solo che questi tetti sono praterie relativamente feconde, poichè in grazia del calore dell’abitato l’erba vi cresce con una certa perfezione e vien falciata con cura a suo tempo, per impedire che gli animali domestici si arrampichino a pascolare sopra le abitazioni verdeggianti.

Durante la mia escursione, incontrai pochi abitanti; ritornando alla strada commerciale, vidi la maggior parte della popolazione intenta a disseccare, salare e caricare merluzzi, oggetto principale di esportazione. Gli uomini mi parevano robusti, ma pesanti, specie di tedeschi biondi, dall’occhio pensieroso, che si sentono alquanto fuori dell’umanità, poveri esiliati su questa terra di ghiaccio, che avrebbero fatto bene a nascere Eschimesi, poichè la natura li aveva condannati a vivere sul limite del circolo polare! Cercavo invano di cogliere sulla loro faccia un sorriso; essi ridevano tal fiata con una specie di contrazione involontaria dei muscoli, ma non sorridevano mai.

Il loro abbigliamento consisteva in un giacchettone di lana nera, nota nei paesi scandinavi col nome di vadmel, in un cappello a larghe falde, in calzoni listati di rosso ed in un pezzo di cuoio ripiegato in forma di scarpa.

Le donne, dalla faccia triste e rassegnata, dal tipo abbastanza piacevole ma senza espressione, erano vestite d’un corsetto o d’una giubba di vadmel di colore scuro; fanciulle portavano sui capelli intrecciati a foggia di ghirlanda una bruna cuffietta lavorata a maglia; maritate, avviluppavano la testa con un fazzoletto di colore, sormontato da un cimiero di tela bianca.

Dopo una lunga passeggiata, rientrai nella casa del signor Fridrikson, dove mio zio era già in compagnia del suo ospite.