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86 viaggio al centro della terra


XIX.

La domane, martedì 30 giugno, alle sei ci rimettemmo a discendere.

Seguivamo sempre la galleria di lava, vera discesa naturale, dolce come que’ piani inclinati che sostituiscono ancora oggi la scalinata nelle vecchie case; e ciò fino al mezzodì e diciasette minuti, momento preciso in cui raggiungemmo Hans che s’era arrestato.

«Ah! esclamò mio zio, noi siamo giunti alle estremità del camino.»

Mi guardai intorno; eravamo al centro d’un bivio al quale mettevano due strade alquanto cupe e strette. Quale conveniva prendere? Quest’era assai difficile determinare.

Tuttavia mio zio non volle mostrare esitazione nè dinanzi a me nè dinanzi alla guida; egli indicò la galleria dell’est per la quale ci mettemmo.

D’altra parte ogni esitazione in mezzo a quel doppio sentiero avrebbe potuto prolungarsi all’infinito, perchè non vi era indizio che potesse determinare la scelta dell’uno piuttosto che dell’altro! ci conveniva dunque rimetterci al caso.

Il pendìo di questa nuova galleria era poco sensibile, e la sua direzione assai ineguale. A volte una successione di archi si stendeva dinanzi a noi come le navate d’una cattedrale gotica. Gli artisti del medio evo vi avrebbero potuto studiare tutte le forme di quell’architettura religiosa che ha per generatrice l’ogiva.

Un miglio più oltre dovevamo piegare il capo sotto le centine schiacciate dello stile romano; grossi pilastri incassati nel massiccio piegavano sotto il peduccio delle vôlte.

In certi luoghi siffatta disposizione cedeva il posto a basse substruzioni che rassomigliavano alle opere del castoro, e ci conveniva strisciare serpeggiando come per entro a stretti budelli.

Il calore si manteneva a un grado sopportabile. Involontariamente io pensava alla sua intensità nel mo-