Pagina:Kant - Critica della ragion pura, vol. I, 1949, trad. Gentile-Lombardo.djvu/9

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prefazione a questa traduzione vii

siero di Kant la sua forma definitiva solo negli ultimi anni, o, meglio, negli ultimi mesi di questo faticoso periodo d’incubazione. In una lettera, scritta il 5 aprile 1778, all’Herz, Kant fa conto ancora di poter pubblicare tra pochi mesi la «promessa operetta» e scrive al suo corrispondente: «Le cause del ritardo per un lavoro, che ammonterà a un numero di fogli non grande, spero vorrà un giorno trovarle giustificate per la natura della cosa e dello stesso disegno propostomi». L’operetta, a ogni modo, tra pochi mesi sarebbe stata stampata.

L’operetta, invece, divenne un’opera, e non fu pronta per la stampa se non verso la fine del 1780. L’editore Hartknoch di Riga, per l’intromissione di Hamann, il 9 settembre aveva offerto a Kant di stampare la sua opera1; e dalle lettere dello stesso Hamann sappiamo, che nel dicembre essa era in corso di stampa. Il 6 aprile 1781 Hamann ricevette i primi trenta fogli; e nel maggio, i diciotto seguenti; onde, quattro giorni dopo, scriveva a Herder: «Un libro così corpulento non è proporzionato nè alla statura dell’autore nè al concetto della ragion pura, che egli contrappone alla pigra — alla mia». E dovette aspettare altre sei settimane per avere tutto il resto con la fine e col principio del libro: e gli ultimi giorni di luglio per ricevere dalla mano del filosofo l’esemplare a lui dedicato.

L’operetta, dunque, di tre anni prima riuscì un grosso volume, il cui numero di fogli supera due alfabeti. Segno evidente, che l’opera pubblicata non solo non era scritta intorno alla metà del 1778; ma allora non si poteva nè anche calcolare dall’autore quali proporzioni essa avrebbe assunte. Non si tratta, come dice il Fischer, di lavoro di lima e di semplici ampliamenti, che Kant potè fare nel ricopiare in pulito il suo manoscritto: ma della vera e propria stesura definitiva, in cui fuse certamente varii materiali raccolti già intorno alle singole parti. E bisogna pertanto intendere alla lettera quello che Kant dice al Mendelssohn



  1. Vedi la sua lettera in Kant, Briefwechsel. X, 243.