Vai al contenuto

Pagina:Kirchberger - Teoria della relatività, 1923.djvu/34

Da Wikisource.

I NUOVI FATTI 31

bolizza l’etere ipotetico, è in quiete rispetto a lui. Potremo allora dire: L’esperienza del Fizeau dimostra che nel movimento di un mezzo qualsiasi l’etere rimane in quiete, che esso non è trascinato; quella del Michelson dimostra che l’etere è trascinato. D’altra parte non è che una espressione piú grossolana del nostro primo enunciato sulla velocità della luce nei sistemi in quiete e in movimento. Prendiamo un secondo esempio; nell’istante in cui parte un treno lungo centinaia di migliaia di chilometri, dall’ultimo vagone vien lanciato un segnale luminoso. Dopo quello che abbiamo visto è indifferente che questo lancio si faccia sul vagone, sul suo tetto o sulla sua predella, o sul suolo. Misuriamo quindi la velocità della luce sulla via e sul treno, cioè determiniamo il punto dove essa sarà giunta al termine di un secondo; sulla strada noi troveremo naturalmente una distanza di 300.000 chilometri, ma sul treno, sulla predella per esempio, noi ritroveremo la stessa velocità, e pur tuttavia mentre la luce si propagava il treno avanzava!

In qualsiasi modo si possa considerare questo fatto, sembra certo che la velocità del sistema non si può né aggiungere né togliere alla velocità della luce; non si può quindi applicare a questo nostro ultimo teorema l’addizione della pag. 18: “il principio di relatività di Galileo, di cui questo teorema costituisce la base, non è valevole per la propagazione della luce; esso dunque non è assolutamente generale.”

Ma questa costatazione puramente negativa non