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36 LA RELATIVITÀ PARTICOLARE

evidenza il suo accorciamento e sia lieto ch’esso non subisca questa contrazione. Poi, non contentandosi piú della fisica, si lancia nell’astronomia, studia il sistema di Copernico, constata forse che il movimento della terra (o meglio la resultante dei due movimenti della terra) e quello del treno si neutralizzano. Il treno che gli sembrava in movimento è dunque fermo, ed è egli stesso che si muove; è quindi il treno che conserva la sua lunghezza naturale, mentre invece la terra intera e lui stesso si contraggono. Se il nostro amico continua i suoi studi astronomici, forse un giorno si accorgerà del movimento del sole e di tutto il suo séguito di pianeti attraverso lo spazio sidereo; la questione si presenterà ancora in una maniera differente: forse, si risolverà in senso inverso. Benché le nostre attuali cognizioni astronomiche si fermino a questo punto, nessuno ci può impedire di spingerci piú oltre e di concepire dei sistemi sempre piú vasti.

Il nostro proprio stato di contrazione dipenderebbe dunque dalla soluzione dei problemi relativi a degli oggetti estremamente lontani, insolubili con i metodi fisici. A ciò Lorentz poteva ribattere che i cambiamenti ora accennati hanno realmente un significato fìsico, sono cioè cambiamenti dello stato di movimento del sistema considerato in rapporto all’etere. Questo etere, è per dirla col Lorentz, l’armatura di tutto l’universo. Ma non si conosce nemmeno una proprietà di questo etere, se ne ignorano i suoi limiti cosmici, la sua stessa esistenza quando è dimostrata da un’esperienza, questa è contestata: se quel-