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LA RELATIVITÀ DELLO SPAZIO 51

i movimenti possibili: disgraziatamente un corpo il quale non solamente non ha proprietà fisiche o chimiche ma che per di piú non ha uno stato di quiete o di movimento determinato, assomiglia pur troppo al famoso coltello senza manico a cui mancava la lama.

Con ciò però si sacrifica l’ultimo resto di rappresentazione figurativa. Un campo di forze che si propaga attraverso lo spazio vuoto con una rapidità fantastica; vibrazioni, ancor piú rapide, di una periodicità assolutamente regolare, senza il benché minimo substrato materiale provato o almeno immaginato al quale ricondurre questa propagazione — che sembra anche dipendere dall’osservatore che la percepisce — ecco chi si fa beffa di ogni tentativo di rappresentazione.

Ora, rappresentarsi un fenomeno non è altro che renderlo comprensibile per mezzo di un modello meccanico, reale od immaginato, poiché le sole cose che si concepiscono sono i fenomeni di movimento. La concezione secondo la quale si può ricondurre ad essi ogni cosa, vien chiamata, com’è noto, la rappresentazione meccanica dell’Universo: non la si può conservare dopo ciò che precede. Si vedrà anche che i vecchi principî della meccanica e i nuovi principî dell’elettromagnetismo non possono sussistere a fianco l’uno dell’altro in uno stato di uguaglianza: i primi devono essere subordinati ai secondi, poiché l’inverso è impossibile. Cosí la concezione astratta e matematica dell’Universo ha prevalso completamente sulla concezione meccanica e figurativa. Ora, che in teoria sia possibile ricondurre tutte