Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/38

Da Wikisource.

— 36 —

le sono argomento di onore, e che valgono a farla grande agli occhi nostri? Non le togliamo la gloria di essere ella stessa autrice de’ suoi trionfi, come lo è delle sue disfatte. Se l’uomo comune dopo i combattimenti che dee sostenere nella vita non sa ritrovare il suo cuore in tutta la sua purezza virginale, né credere alla propria dignità, volgiamo almeno lo sguardo verso quegli esseri dotati d’un’anima più perfetta e forte. Ne insegneranno a sopportare i capricci del destino, e co’ loro sforzi non interrotti ne mostreranno come si mantenga la pace ne’ petti nostri, e come si proceda sempre verso una maggiore perfezione. La loro vita e i loro sforzi ne dimostreranno evidentemente che le circostanze possono influire sul modo di percepire, possono modificare la nostra attività, ma che però non han forza bastante per slontanarci dalla meta che ci siamo prefissa, né render vani in noi quel doni che il cielo ne ha accordati, a meno che noi stessi non ci compiacciamo a calpestarli. Seneca dice che il più bello fra tutti gli spettacoli è quello di veder l’uomo combattere contro il destino. Elisabetta ebbe a sostenere tutto il peso delle miserie, e ciò in quella età in che ne è più sensibile il dolore delle privazioni e l’attrattiva de’ piaceri.

Abbiam veduto con quale commovente candore ella ci narra che fosse priva perfino di inchiostro adatto nelle sue letterarie occupazioni, e noi abbiamo ritrovato fra suoi scritti delle frazioni di carta sulle quali per economia era costretta di scrivere. Il signor Grossheinrich l’aiutava quanto il poteva, era previdente e premuroso a fornirla di carte geografiche, di libri di studio e di letteratura, di quanto era necessario pel disegno: ma ella si sforzava di celargli di quanto ancora abbisognasse, e ciò non per una vergogna di amor proprio offeso, ma per temenza di abusare di un amico per tante prove conosciuto, e sempre disposto a colmarla di doni, quantunque egli stesso altri mezzi non avesse che quelli che gli fornivano le sue onorevolissime fatiche. Spesse volte Elisabetta sospendeva lo studio della carta geografica della Grecia, e passava a deporre una bracciata di legna nel fuoco, poichè non avea servi in casa. L’Iliade spesse volte