Pagina:Kulmann - Saggi poetici.djvu/44

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Ella compianse quello straniero, dicendo: «Conserverà di ritorno nella sua patria una dolorosa rimembranza della nostra ospitalità: perchè non indirizzargli qualche parola lusinghiera sovra gli oggetti che tanto devono premergli?» Dopo averli ammirati e lodati con intelligenza, perchè ella stessa disegnava con maestria, rivolta all’artista lo felicitò e gli parlò con interesse de’ suoi viaggi, del suo soggiorno in Inghilterra donde era tornato, e finalmente lo richiese qual paese preferisse fra l’Inghilterra e la Russia. Il pittore cortesemente rispose: la Russia. «Io capisco perchè,» soggiunse Elisabetta, «qui siete più vicino alla patria vostra. Oltre la gioia del ritorno, quanti godimenti colà vi aspettano! Voi, secondo ogni apparenza, siete il primo artista persiano che abbia viaggiato per l’amore dell’arte.» Lo straniero ascoltò estatico quella giovine fanciulla che ringraziò caldamente della sua bontà. – Essa avea fatti grandi progressi nel disegno della figura sotto un maestro abilissimo, ma che non era egualmente abile nel paesaggio. Quantunque ella preferisse questo genere a quello, fu impossibile a persuaderla di lasciarsi dirigere da un valentissimo paesista. «I miei progressi saranno più lenti,» essa rispondeva, «ma rifiutando il secondo maestro, proverò al primo tutta la gratitudine che gli professo per le cure che mi ha prodigate.»

I suoi trionfi più belli furono nel quattordicesimo, decimoquinto o decimosesto anno del viver suo. Ma il suo destino s’avvicinava al termine, la tomba l’attendeva. In quei momenti in che l’anima sua innalzavasi al di sopra di tutto ciò che v’ha di terrestre, un presentimento inesplicabile e tristo veniva a spegnere le sue più dolci sensazioni. Ella divenne pensierosa. Una malinconia frenata da una religiosa rassegnazione, si sparse sovra quel suo leggiadro volto. Il cuore della povera madre rispondeva a quella mestizia: una previdenza d’istinto produceva un angoscia secreta che era figlia del timore di perdere subito e per sempre Elisabetta. Questi funesti presagi, queste misteriose predizioni della natura si avverarono troppo presto, e quel fiore fu reciso allorquando stava per ischiudersi interamente, pieno di freschezza e di beltà. Forse i nostri lettori