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degli interni meati, possono al certo frustrare in tutto od in parte l’ufficio della presa stessa. Tanto più che le numerosissime sorgenti del Sele escono, come risulta dagli accurati studi del Baldacci, da una grande massa franosa addossata al gruppo calcare sovrastante al paese. Il numero di tali polle dimostra la grande suddivisione della sorgente attraverso il terreno incoerente e cementato solo alla superficie dalla azione incrostante dell’acqua: anzi, secondo lo stesso Baldacci, l’origine della grande scarpata detritica da cui sgorgano le dette polle sarebbe attribuibile al crollamento di qualche caverna che doveva rappresentare l’ultimo sbocco di quel grande corso sotterraneo d’acqua.

Ma si potrà obbiettare che stando ai dati raccolti nella mia citata opera, l’attività della zona sismica di Caposele è piccola, non essendo identificabile il terremoto del 1853 che con quello disastroso che à colpito tale regione nel 1733; terremoto di cui per altro non possediamo che notizie incomplete.

Giova però ricordare che per quanto uno sia armato della maggiore buona volontà, e per quanto spieghi la più grande accuratezza possibile, chi compila una storia dei fenomeni sismici non può pretendere di aver fatto un lavoro completo: molte notizie, anche moderne, sfuggono eziandio alle ricerche più oculate; e dei terremoti più antichi in genere non possediamo che dati assai incompleti e quasi sempre riguardanti solo i centri abitati di maggiore importanza. Pur tuttavia, anche prescindendo da ciò, le notizie raccolte, e gli studì fatti ci possono servire a tratteggiare un abbozzo della vera storia sismica dei dintorni di Caposele.

Troviamo infatti che le località che ci interessano sono incluse nella zona delle grandi rovine dell’immane parossismo del 1456, forse la maggiore fra le catastrofi causate dai terremoti in Italia, avendo cosparso di immense rovine gli Abruzzi, il Molise, la Campania, la Basilicata e le Puglie, e causata la morte ad oltre 25 mila persone.

Ora tale terremoto mi parve prodotto dal risveglio più o meno sincrono di parecchi centri di scuotimento, fra i quali anche quello di Caposele deve aver cooperato con la sua attività a rendere più estese e dolorose quelle memorande rovine.

Con probabilità ciò pure deve esser successo nel disastroso parossismo del 1694 per il quale sappiamo che Caposele fu distrutto, e così pure Teora, sotto le cui rovine trovarono la morte 300 persone. La relazione ufficiale d’allora ricorda che «la sua vicina montagna con stupenda maraviglia si è aperta in lunghezza per lo spatio di 10 miglia sul dorso, essendo ampia l’apertura di più braccia, quale andavasi ser-