Pagina:L'acqvedotto pvgliese e i terremoti.djvu/8

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Con questo ò identificato i parossismi dell’853, 1294, 1305, 1307 o 1309 intorno ai quali sappiamo solo essere stata tale città affatto o quasi del tutto spianata. Le onde sismiche, se notizie per ora ignote non indurranno ad ammettere altra provenienza delle manifestazioni testè ricordate, devono essere giunte a Caposele ed a Teora con intensità non dissimile (se pure non maggiore) di quella avuta dal terremoto del 1805, vale a dire con forza sufficiente per produrre per lo meno lesioni abbastanza gravi.

Ò voluto appositamente insistere su questo gruppo di terremoti perchè uno dei progetti De Vincentiis per l’acquedotto pugliese farebbe capo alle sorgenti di Boiano, località che trovasi pur essa in una zona sismica di grande attività. Infatti sappiamo che Boiano oltre aver sofferta l’estrema rovina per i varì parossismi testè ricordati, venne per il cataclisma sismico del 1456 interamente spianato con l’eccidio di quasi tutti i suoi abitanti: aggiungerò di più che per quello successo nell’anno 853 troviamo ricordato come in posto della città stata subbissata siasi formato un vasto lago. A parte la evidente esagerazione del cronista, i fenomeni adombrati in tale racconto non possono a meno che impressionare, tanto più che nel terremoto del 1805 ebbero luogo nei pressi della desolata città sconvolgimenti, squarciature, sprofondamenti del suolo ed alterazioni profonde nel regime idrico: fenomeni attestanti insieme alla quasi totale rovina degli edificî, la violenza ivi avuta dalla commozione tellurica.

Nel progettato acquedotto del Biferno il tratto fra Sassinoro e Monte Calvo Irpino risulta in parte appena appena esteriore ed in parte compreso nella zona epicentrale del terremoto del 1688, e quindi pur esso riuscirebbe esposto all’azione nefasta dell’attività sismica dell’area beneventana.

Passando ad un gruppo di terremoti che ebbero loro origine a mezzodì del progettato acquedotto del Sele, troviamo che l’area delle rovine del disastroso parossismo del 1561 include le località che ci interessano, le quali pur anco ebbero a soffrire danni abbastanza sensibili nel 1857, trovandosi appena allo infuori della zona rovinosa del memorando terremoto del Vallo di Diano. Così dicasi di quello che nel 1461 danneggiò assai Buccino, e dell’altro accaduto nel 1466 per il quale risentì parecchio specie tale città insieme a Pescopagano, a Conza ecc. ecc.

L’andamento dell’isosisme dei maggiori e più noti terremoti, quale ci è rappresentato dalla nostra cartina, ci dimostra eziandio che oltre alle opere di presa pure buona parte della conduttura dell’acque-