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RAGIONAMENTO CL. I. 47

mente alla grave differenza che corre tra provincia e provincia. La meridionale non ha quasi città alcuna la quale manchi di monete tutte proprie, con le impronte particolari di ciascuna e il nome delle città distinto l’uno dall’altro. Per opposto la provincia settentrionale truovasi fino a quest’ora in faccia agli studiosi delle nostre antichità sfornita affatto di sì onorevoli monumenti. Apparterrebbono elleno dunque cotali monete anzi alla provincia settentrionale che alla meridionale? Noi ci accingiamo a produrre quivi la storia di que’ fatti, che speriamo avranno virtù bastevole a sciogliere la quistione.

Abbiam veduta questa Roma ricca di moneta fin quasi dalla prima sua origine. Ma i latini, i rutuli, i volsci, gli equi, gli ernici, che fiorivano in una piena virilità, quando Roma usciva appena d’ infanzia, eran dunque privi di moneta? Il fatto si reca a deporre in contrario. Dalle terre de’ ricordati popoli vengono, e non di rado, le monete coniate della tavola XII., e con più frequenza vi vengono le monete delle otto tavole precedenti. Non neghiamo, che la stessa destra riva del Tevere, o, ciò che è lo stesso, l’ Etruria al Tevere vicina, in quest’ultimi anni singolarmente, in cui è stata con eguale avidità e guadagno frugata, ci ha fornite molte di queste monete. Non poteva altrimenti accadere, quando i popoli delle due rive eran tra loro in qualche commercio. Per altro se volessero trasportarsi in Etruria per questa sola ragione le monete fuse di questa prima classe, converrebbe trasportare con loro eziandio le coniate, che sono colle fuse quasi una medesima cosa; al quale traslocamento si opporrebbe e la provenienza ordinaria de’ monumenti, e la lingua in che sono scritti, e lo stile dell’arte con che sono operati. Oltredichè converrebbe negare che fossero etrusche quelle monete che produrremo nella terza classe, e che per invincibili argomenti si dimostrano etrusche: ovvero converrebbe dire che tra etruschi ed etruschi non vi fossero quelle relazioni che ci vengono pur dimostrate dalle monete medesime.

Esclusi i romani, esclusi i campani, esclusi gli etruschi dal primo dominio di queste monete, ci rimangono i popoli che ebber potenza tra il Tevere e il Liri, a cui attribuirle. Ella è nostra opinione che le quattro presenti tavole a niuno tra questi meglio convengano che a’ latini. Essi erano che in questa provincia costituivano una potente confederazione, ed appunto una confederazione ci danno a vedere le nostre monete. In trenta città diverse erano questi popoli ordinati: ma non avrebbe giovato alla comune economiia che ciascuna città si fosse aperta in casa una officina di moneta propria e municipale. Un tanto numero di officine sarebbe stato maggiore del bisogno. Quindi è che le nostre tavole ci scuoprono che si provide al comun bene della confederazione con sole quattro officine collocate certamente nelle quattro principali città del paese. Le impronte di queste monete ne diranno qualche cosa di più chiaro.

Né all’ingegno né all’erudizione, ma al solo magistero dell’occhio deb-