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Di M. Pietro Andrea Matthioli. |
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vi ingegni, che cercano con l’acutezza dell’intelletto
loro di migliorare le cose per avanti
ritrovate da altri, et massimamente da
coloro, che si chiamano Maestri dell’Arte
della Chimica; dico che vedendo costoro, che
le acque distillate per Campane di Piombo
non riportano seco ne odore, ne sapore per
uno dell’herbe, ò delle piante da cui si distillano
mà che più presto hanno odore di fumo,
et di brusciatticcio, et che quelle, che si
distillano da herbe amare, o veramente acute
non hanno al gusto ne amaritudine, ne acutezza
alcuna, mà che più presto hanno del
dolce, si proposero di usare per distillare le
loro acque un’altra sorte di Lambiccare; et
così si fabricorno quello instrumento, che in
Germania chiamano Vescia, il quale è l’istesso,
che s’usa per per fare l’acqua vite, che si fà dal
vino, o dalla sua feccia, come si vede dissegnato,
in questo trattato nella seconda figura:
mettendo in questo à bollire nell’acqua com mune
le herbe, et distillandone quel tanto,
che se ne conduce fuora il cappello, che ricuopre
il vaso, come ben si può chiarire ciascuno
per la imagine datta da noi. Mà perche
sempre coloro, che sono delli ultimi, hanno
maggior campo di venire alla perfettione
delle cose, havendosi finalmente considerato,
che le acque, che si lambiccano per la vesica
non sono acque pure delle piante, che vi si
mettono, ma mescolate con gran parte dell’acqua
con cui vi si pongono à bollire: s’è finalmente
ritrovato; che il distillare delle
piante à bagno d’acqua calda, qual chiamano
di Maria, overo al calore del suo vapore, superano
in bontà, et in chiarezza tutte le altre