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Pagina:L'asino d'oro.djvu/106

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90 dell'asino d'oro


Mentre che coloro facevano fra loro così lungo ragionamento, la buona vecchia ci arrecò dell’orzo, e diedecelo con sì buona misura, che io mi penso che quel mio cavallo veggendone tanta copia, e tutto per lui, gli paresse essere ad una di quelle cene che facevano al tempo de’ Romani i sacri sacerdoti: ma ancorchè altra volta abbia mangiato sempre molto volentieri l’orzo ben pesto, e nella minestra bene acconcio; nientedimeno veduto un cantone dove erano stati messi tutti i pezzi del pane ch’eran loro avanzati alla cena, là me n’andai, e quivi esercitai le mascella, per lunga fame mal condotte e pien di fila, par un tratto come io volli. Venuta la mezza ora, i ladroni, levatisi del letto, mossero il campo, e misersi a ordine in più partito: una parte di loro con armata mano se n’andò alla espugnazion dell’altrui: un’altra, trasformatasi in ispiriti, con velocissimi passi se ne uscì fuor di casa ad ingannar questo e quello. Ma me non potè già impedir un grandissimo sonno che io aveva, ch’io biasciassi tutta quella notte: e ancorchè prima, quando io era Agnolo, come io aveva mangiato un pane, o al