Pagina:L'asino d'oro.djvu/111

Da Wikisource.

LIBRO QUARTO 95

umane parole. Finalmente, molti cittadini e forestieri, i quali venivano a rimirare così stupendo miracolo, attoniti per la indicibile leggiadria, mettendosi la man destra, col dito grosso sotto a quelli due che gli surgono accanto, in guisa di color che adorano, alla bocca, come se essa fosse stata Venere, religiosamente l’adoravano. E già era scorsa la fama per le città e per li paesi ivi vicini, e dicevasi che quella Dea, la quale il ceruleo mare partorì e la schiuma delle sue onde allevò, data pubblica copia della sua divinità, conversava nel mezzo della moltitudine degli uomini; o veramente, che per nuova disposizion delle stelle, non nel mare come l’altra volta, ma in terra una nuova Venere con virginali bellezze era piovuta. E più l’un dì che l’altro s’andava ampliando questa cotale openione, ed erane già sparsa la fama non solamente per tutte le città prossime, ma per le lontane provincie; e infinite schiere di mortali, molti mari solcando, lunghissimi viaggi facendo, concorrevano per vedere il miracolo di quella età. Nessuno a Pafo, nessuno a Gnido, niuno più a Citera per veder Venere navigava. I suoi sacrificj ei ri-