Pagina:L'asino d'oro.djvu/113

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libro quarto 97

nome della giovane, assai dappresso, e raccontogli come le cose eran passate, e dettogli della emulazione della bellezza, piangendo, e per la indignazione non potendo capir nella pelle, gli disse: Io ti prego, figliuolo, per lo legame della materna carità, per le dolci ferite delle tue saette, per le melate arsure di coteste tue fiamme, fa vendetta, ma altamente, della tua genitrice; e nella rubella beltà incrudelisci severamente, e fa che questa vergine arda veementissimamente dell’amor d’un uomo vilissimo, il quale abbia la Fortuna privato dell’onore, delle ricchezze, e d’ogni suo bene; e tale sia finalmente la sua miseria, ch’ella non trovi paragone per tutto il mondo. Ed insieme con queste parole abbracciandolo e baciandolo con quella più tenerezza ch’ella poteva, andatasene vicino al lito del mare, colle rosate piante calpestando la sommità delle risplendenti onde marine, non vi andò guari, ch’ella si ritrovò nel profondo; dove quello che appena ancora le ’ngombrava il desio, come se già l’avesse comandato, la ubbidienza dei marini Dei le ne procacciava incontanente. Eranvi le figliuole di Nereo, e dolcemente menando un ballo, con belle note vi cantavano una canzone: eravi Portunno colla schiumosa barba: eravi col seno pieno di pesci la Tara Salazia: eranvi i delfini carradori del giovane Palemone, solcando il mare da ogni canto; e le squadre de’ trombetti di Nettuno non si facevan desiderare. Questi colla sonora tromba faceva soavemente l’acque rimbombare; quelli con tenda di seta discacciava le vampe del nimico sole; quell’altro postosi innanzi a Venere ginocchioni, entro ad uno specchio le mostrava il suo grazioso volto; e molti sotto il suo carro destramente notando, co’ lor nuovi giuochi la empievano di diletto. E in cotal guisa accompagnava la piacevole moltitudine la madre dello Amore che s’era inviata verso l’oceano.

Stavasi in questo mezzo la giovinella Psiche senza prendersi alcun frutto della sua bellezza: era guardata da tutti, lodata da tutti; ma nessuno, non re, non signore, non gentiluomo, o della minuta plebe almanco, veniva a