Pagina:L'asino d'oro.djvu/116

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100 dell'asino d'oro

ch'egli ebber condotta la fanciulla nella sommità dello scoglio, abbandonate e lasciate quivi le fiaccole, le quali colle infinite lagrime avevan già spente, a capo basso tutti a casa se ne tornarono. E i miserandi genitori per l’angoscia di tanto travaglio, divenuti schifi della luce, serratisi in casa, si diedero alle tenebre d’una perpetua notte. Restata adunque la ubbidiente Psiche sulla cima di quello scoglio, tutta tremante e piangendo sempre si stette, insino a tanto che Zefiro colla sua piacevole aura dolcemente percotendola, col suo tranquillo fiato le fece seno della sua veste e dall’un fianco e dall’altro: il quale per la scesa d’una gran valle, che lì appiè si giacea, leggiermente portandola, posò nel fiorito grembo de’ suoi rugiadosi cespugli.


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