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122 dell'asino d'oro

glia del cociore di quella lucerna rammaricandosi, si giaceva nel letto della sua madre. Allora quel bianco uccello che suole del continuo colle acquatiche anitre guerreggiare, tuffatosi entro alle onde, se ne andò infino nel profondo dell’Oceano; e ritrovata Venere, che notando su per le marine acque si lavava le dilicate membra, accostatosele, le raccontò l’arsura del suo figliuolo, e il dubbio della sua salute, e com’egli, lamentandosi altro non faceva che giacere; aggiugnendo che per comune voce di tutti i popoli oramai si parlava soverchio disconvenevolmente della famiglia di Venere; che Amore per li monti colle meretrici, ed ella per le onde marine diportandosi, dal consorzio umano si stavano sequestrati; perchè egli non si gustava più piacere alcuno, nessuna grazia si scorgeva, niuna gentilezza s’usava: anzi ogni cosa era in dispregio, il mondo insalvatichito, gli uomini rozzi e villani diventati; non nozze sollazzevoli, non amicizie compagnevoli, non amor di figliuoli; ma una pioggia di squallidi congiugnimenti, e un fastidio d’ogni cosa cresceva sopra la terra. Queste e altre simili parole soffiando negli orec-