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190 dell'asino d'oro

e camminando tutto il dì per un piano, stracchi e lassi capitammo ad una bella e buona città, nella quale fermatisi i pastori, e conosciuta l’abbondanza del vivere e la frequenza del popolo, e’ deliberarono che quella fosse la stanza loro e la lor patria. Deliberati dunque di fermarsi quivi, e pensando levarsi daddosso tante bestie, eglino per tre dì ci diedero molto ben da mangiare, acciocchè rifacendoci un poco, noi avessimo miglior occhio in sul mercato: e quando parve loro che noi fussimo un poco più vistosi, menatici alla piazza, e consegnatici ad un banditore, e cavalli e asini tutti fummo messi allo incanto. Ma i compratori, come egli mi avevano visto molto ben per lo minuto, e guardatomi i denti, per vedere quanto tempo io mi trovava, tutti mi lasciavano indietro, come una cosa disutile: e tanto mi era venuto in fastidio quel brancicar della bocca, che accostandomisi uno con certe manacce che puzzavano come una carogna, per far l’effetto medesimo; io gli presi la destra, e tutta quanta gliela schiacciai: la qual fu cagione di rimuovere tutti i circostanti dalla