Pagina:L'asino d'oro.djvu/221

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libro nono 205

senza supplicio patirne, violare tanta maestà, e che il partirsi di notte gli avesse a torre degli occhi di Colui che è essa luce. E mentre ch’e’ dicevano queste parole, messosi un di loro a cercar entro a quel tabernacolo, trovarono un bellissimo calice, che i devoti uomini l’avevano dato a Santo Antonio, perchè egli dicesse messa. Nè allibbì almanco per il discoprimento di così fatto sacrilegio quella impurissima gente; ma con false risa, dimostrando d’esser i buoni e belli, dicevano: Vedi che disoneste cose ne conviene altrui sopportare; che per un caliciuzzo, che la Madonna ha donato al suo servo Santo Antonio, odi che villania costoro ci dicono, e quanto oltraggio ci fanno! e senza guardare alla dignità dell’abito, ci mettono in pericolo della testa. E mentre che con queste e altre simili menzogne costoro si credevano fargli Calandrini, quegli armati, così legati come egli erano, ritirandogli donde egli erano partiti, gli misero nelle mani della Corte; e il tabernacolo e il calice fu posto nella lor chiesa con grandissima solennità. E il giorno dipoi, condotto in un mercato, fu’ messo allo ’ncanto una volta; e più totte lire, che non mi avea