Pagina:L'asino d'oro.djvu/237

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libro nono 221

violenza ora a questa e ora a quel povero uomo. E perchè quello stecco di quella possessioncella di quel povero uomo gli era sempre negli occhi, egli aveva in ogni modo deliberato di averla; e perchè ella gli venisse a noia, e da lui venisse il dargliela, egli vi faceva su ogni dì qualche danno: e or gli ammazzava le pecore, or gli toglieva i buoi, e or gli dava il guasto alle biade; nè gli bastando questo, e’ cominciò a metter mano alle strisce de’ campi; e mossoli non so che lite sopra de’ confini, gli andava usurpando a poco a poco ciò ch’egli aveva. La qual cosa veggendo quel poveretto, il quale per altro era una persona tutta modesta, e deliberando di vedere se egli si poteva preservar pure almen tanto terreno di quello che gli aveva lasciato il padre, che egli vi si potesse seppellire dentro; avea ragunati molti e amici e parenti, a cagione che egli si vedesse un tratto come stavan quei benedetti confini: e fra gli altri, egli vi erano quei tre fratelli, disiderosi sopra tutti gli altri di porgere qualche aiuto a’ bisogni del poveretto amico. Contuttociò quel bestial giovane, senza aver tema o riguardo della presenza di tanti cittadini, non solamente non volle rimuover le rapaci mani dalla disonesta impresa, ma non si astenne da mille parole ingiuriose; e quanto più coloro cercavano colle piacevolezze di addolcire la sua mala natura, allora egli faceva peggio. E voltosi loro con una stizza grandissima, disse: Così Dio mi guardi me, e tre carissime sorelle ch’io ho, come io fo quel conto di voi altri, che volete comprar l’altrui brighe, come del terzo piè ch’io non ho; e ogni poco che voi mi facciate stizzare, io farò prendere a’ miei servidori questo ribaldo per le orecchie, e gittare a terra d’una di queste balze. Empierono le arroganti parole gli animi di tutti coloro d’una ragionevole indignazione; perchè un di quei tre fratelli, il maggiore, parlando così un poco più liberamente che alcuno altro, gli disse: che ancorchè egli fusse sì ricco, che e’ non farebbe del tiranno così come e’ minacciava, nè userebbe tanta superbia; e che ancora i poveri, la