Pagina:L'asino d'oro.djvu/257

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libro decimo 241

colo dall’un de’ lati, disse all’altro: Questo tuo andarmi ingannando ogni giorno, e furando le miglior cose che ci sono, e vendendole ascosamente farti la borsa gagliarda, sicchè il guadagno sia quasi tutto il tuo, e le fatiche vadano a mezzo, oramai non mi pare nè giusto nè ragionevole, ed io non lo posso più comportare: finalmente, se questa nostra compagnia non ti piace, partiamola, e facciamo in guisa che nelle altre cose noi possiamo esser buon fratelli, chè in questa io non ci veggio ordine, se noi non ci allontaniamo; ch’io veggio questa cosa avviarsi in luogo, ch’egli non sarebbe per un pezzo pace fra noi. Allora seguitò il primo: Per mia fe’, fratel mio, ch’io lodo cotesta tua prudenza; posciachè quando tu hai furato a modo tuo, tu m’hai prevenuto col rammaricarti, acciocchè io non mi rammarichi di te; e quello, di che io tacito mi dolea, a cagione ch’egli non s’intendesse mai ch’io infamassi un mio fratello d’una così fatta poltroneria, tu ne hai fatto schiamazzo, avendo tutti i torti dal canto tuo: or sia ringraziato Iddio, ch’egli è tornato il tempo di Ciolle Abate: vedi, che la tacita indignazione non ci farà simili ad Eteocle e Polinice. E dette queste parole, amendue presero gran saramenti, ch’e’ non erano colpevoli di quel danno; e rimaser d’accordo, e senza perdonare a spesa veruna, per giugnere questo ladroncello. E dicean fra loro: L’asino, il qual solo puote entrare in quella cella, non mangerebbe così fatti cibi, e i topi non vi possono entrare, li quali, come già fecero l’arpie alle tavole di Fineo, avessero a divorar quelle vivande: e nondimeno le più elette cose e le migliori sparivano da una ora a un’altra. Ed io pasciuto in questo mezzo di quei buon bocconi, aveva fatto una trippa, che io pareva pregno: la pelle era divenuta morbida come un velluto, e il pelo mi riluceva, ch’e’ pareva ch’io fussi stregghiato ogni mattina. Ma questa mia bellezza fu cagione di discoprire il ladro; imperocchè veggendo quelli miei padroni la mia non usata grassezza, e accorgendosi che il fieno era la mattina nella